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Passaggi della guerra rivoluzionaria
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Saggio introduttivo di Nando Simeone.
Pubblicazione: 09/2024
In nessun momento perdemmo la fiducia in Fidel Castro. Il Che ricorda quando gli espose il suo caso: ero straniero, illegalmente in Messico, con una serie di accuse a mio carico. Gli dissi che la Rivoluzione non doveva aspettare me e che mi poteva lasciare indietro, poiché comprendevo la situazione e avrei cercato di andare a combattere dove mi fosse stato ordinato. L’unica cosa che chiesi loro di fare per me era di cercare di inviarmi in un Paese vicino e ma non in Argentina. Ricordo anche la decisa reazione di Fidel: “Io non ti abbandono”.
E così fu, perché dovettero investire tempo e denaro, entrambi preziosi, per tirarci fuori dalla prigione messicana. Questi atteggiamenti di Fidel verso le persone che stima sono la chiave dell’entusiasmo che riesce a generare intorno a sé. In questo modo, all’adesione
ideologica si aggiunge un legame personale, rendendo indivisibile l’Esercito Ribelle. Appena sbarcati, in tutta fretta e portando lo stretto necessario, ci stavamo inoltrando nella Ciènaga, quando fummo attaccati dall’aviazione nemica. Naturalmente, camminando
nei pantani coperti da piantagioni di mangrovie non potevamo essere visti né colpiti dagli aeroplani, ma l’esercito della dittatura era già sulle nostre tracce.
Erano stati sette giorni di fame e di costante mal di mare durante la traversata seguiti da tre giorni ancora più terribili a terra. Esattamente dieci giorni dopo la nostra partenza dal Messico, all’alba del 5 dicembre, dopo una marcia notturna interrotta dalla fatica, dallo sfinimento e dalla necessità di riposo dei membri della spedizione, arrivammo in un luogo paradossalmente chiamato
Alegria de Pio, dove fummo sorpresi dalle truppe del dittatore Batista. Accanto a me, un compagno di nome Arbentosa correva verso il canneto. Una sola raffica, tra le tante, colpì entrambi. Sentii un forte colpo al petto e una ferita al collo e mi credetti morto. Da terra dissi a Faustino: “Mi hanno beccato”. Questo fu, dunque, il nostro battesimo del fuoco, nei pressi di Niquero.
Qui ebbe inizio la vicenda di quello che sarebbediventato l’Esercito Ribelle. La battaglia di Santa Claraparte finale di Una revoluciòn que comienza, pubblicato in “O Cruzeira”, giugno luglio 1959. L’ordine di Fidel di marciare sull’Avana; l’assunzione del comando
dell’esercito da parte del colonnello Barquin, appena uscito dalla prigione dell’Isola dei Pini, la presa della città militare di Columbia da parte di Camillo Cienfuegos e quella della fortezza de la Cabana da parte nostra Colonna 8. Infine, dopo pochi giorni, Fidel Castro assunse la carica di Primo ministro del governo provvisorio.
Descrizione
Questi testi sono stati pubblicati a puntate in “Verde Olivo”, nel 1963.
I leader della Rivoluzione hanno più volte manifestato, sia privatamente che pubblicamente, il desiderio di raccontare questa stori. Per questo il Che inizia qui la narrazione, “basata su ricordi personali, degli attacchi, dei combattimenti, delle scaramucce e delle battaglie
a cui hanno partecipato”. Conobbe Fidel Castro in una fredda notte messicana del 1954. Fidel era giunto in Messico alla ricerca di un paese neutrale dove poter preparare i suoi uomini alla grande impresa. Si dedicò con straordinario spirito di sacrificio e vocazione
al compito di organizzare i combattenti che sarebbero partiti per Cuba. Non teneva quasi mai lezioni di tattica militare perché non né aveva il tempo. “Noi, dal canto nostro riuscimmo a imparare molto dal generale Alberto Bayo. Già dopo le prime lezioni, ebbi
quasi immediatamente, l’impressione che una nostra vittoria sarebbe stata possibile”.
Dettagliata biografia di Che Guevara dalla nascita alla morte.